Riciclaggio

Fuori dei casi di concorso nel reato, chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto, ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni, in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da euro 5.000 a euro 25.000.
 

La pena è della reclusione da due a sei anni e della multa da euro 2.500 a euro 12.500 quando il fatto riguarda denaro o cose provenienti da contravvenzione punita con l’arresto superiore nel massimo a un anno o nel minimo a sei mesi.
 

La pena è aumentata quando il fatto è commesso nell’esercizio di un’attività professionale.
 

La pena è diminuita se il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto per il quale è stabilita le pena della reclusione inferiore nel massimo a cinque anni. Si applica l’ultimo comma dell’articolo 648.

Dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, è possibile la confisca…

Il delitto di dichiarazione fraudolenta realizzata mediante altri artifici si consuma nel momento in cui il contribuente presenta la dichiarazione. È importante evidenziare che in caso di condanna definitiva, è prevista una pena detentiva che varia da tre a otto anni.

Se l’imposta evasa supera i 100.000 euro è prevista, inoltre, l’applicazione della cosiddetta confisca allargata disciplinata all’art. 240-bis del codice penale. Ciò significa che possono essere confiscati al condannato i beni di cui non può dimostrare la provenienza e di valore sproporzionato rispetto al reddito dichiarato o all’attività economica esercitata.

Dalla presentazione della dichiarazione mendace comincia a decorrere il termine di prescrizione che è di 10 anni e 8 mesi. In caso di atti interruttivi della prescrizione il termine, invece, è di 13 anni e 4 mesi.

Dichiarazione fraudolenta, quando sussiste

E’ un reato penale in cui la condotta consiste nella falsificazione delle dichiarazioni dei redditi o Iva inserendo elementi passivi fittizi (falsa fatturazione) o alterando le scritture contabili (per i soggetti obbligati).
Il reato sussiste se:
– l’imposta evasa è superiore a 30mila euro con riferimento a ciascuna delle singole imposte (prima era 77.468,53),
– i redditi non dichiarati superano il 5% del totale o comunque 1,5 milioni di euro (prima era 1 milione)
La Sanzione prevede la reclusione da 1 anno e 6 mesi a 6 anni.

Evasione: Sanzione amministrativa o penale

La legge stabilisce quando un illecito è punibile con una sanzione amministrativa (ammenda) o penale (multa o reclusione) e spesso la soglia, al di là della quale la condotta rileva penalmente, è quantitativa: tutto dipende da quanto si evade.

Esistono circostanze in cui l’evasione fiscale è ritenuta talmente grave da far avviare un procedimento penale. Le fattispecie di reati tributari sono quelle previste nel già citato D.lgs 74 del 2000, ossia nella “Nuova disciplina dei reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto.

Evasione fiscale

La legge prevede che l’evasione diventi reato solo al raggiungimento di determinate soglie, che stabiliscono il confine tra la sanzione di tipo amministrativo e quella penale.

Il reato di evasione fiscale non scatta automaticamente all’atto del mancato versamento del tributo richiesto dallo Stato, dal momento che la legge stabilisce determinate soglie superate le quali la condotta integra la fattispecie criminosa.
Sono comminate, invece, solo sanzioni di carattere pecuniario, di tipo amministrativo, a coloro che non hanno pagato i tributi dovuti, ma non sono andati oltre i confini definiti ex lege.

Comunità cinese e diritto penale in Italia

In Italia, secondo il rapporto pubblicato dal Parlamento, la comunità cinese è composta da persone aggregatesi secondo la provenienza dalle città di origine della Cina Popolare. Ciascun gruppo è formato da un numero di persone variabili tra le dieci e le cinquanta persone. Riguardo al diritto penale i cittadini cinesi commettono delitti quasi esclusivamente in danno di connazionali. Ogni gruppo ha un capo e se ne entra a far parte attraverso cerimoniali di iniziazione. Analogamente avviene per coloro i quali fungono da mano d’opera, prevalentemente in aziende clandestine: essi facilmente possono essere acquisiti, quale manovalanza, da soggetti della medesima etnia che operano nel campo dell’illecito.
Il vincolo all’interno della famiglia o del gruppo è molto stretto, per cui è frequente il concetto di vendetta che può arrivare ad assumere il carattere della faida.
I gruppi cinesi, possono ricorrere alla intimidazione e/o alla violenza per raggiungere i loro obiettivi, praticano la regola dell’omertà e tendono al dominio del territorio ove operano. Le attività rientranti nel diritto penale e necessitanti di tutela legale poste in essere in Italia da cittadini cinesi sono di solito:

  • il traffico di clandestini ed i reati connessi alla falsificazione di documenti;
  • i reati informatici
  • i sequestri di persona a scopo di estorsione in danno di connazionali, molto spesso legati alla riscossione del prezzo da pagare per l’espatrio illegale, per il viaggio e per l’introduzione clandestina in Italia;
  • le estorsioni in danno di ristoratori e di titolari di laboratori manifatturieri cinesi;
  • le rapine;
  • il recupero crediti con metodi intimidatori e violenti; l’organizzazione del gioco d’azzardo;
  • lo sfruttamento della prostituzione, sotto la copertura di sale di massaggi e, più recentemente, anche su strada;
  • l’illegale detenzione e porto di armi;
  • l’omicidio di appartenenti a gruppi criminali avversari;
  • l’ evasione fiscale in attività commerciali;
  • la contraffazione e commercializzazione di merce di ogni genere prodotta ed importata, in massima parte dalla Cina.

Per quanto riguarda i rapporti con la criminalità italiana va detto che solo negli ultimi anni si sono avuti casi di gruppi criminali misti, composti cioè da cinesi e italiani, dediti oltre che a estorsioni e rapine anche a sequestri lampo.
Indagini giudiziarie hanno attestato che ingenti somme di denaro sono state investite nel settore immobiliare sia in Cina che in Italia. Gli inquirenti hanno accertato che le transazioni economico-finanziarie compiute da cittadini cinesi avvengono, di norma, utilizzando denaro contante, si tratti di spese per la gestione di attività commerciali legittime o di finanziamento dell’immigrazione clandestina.

Revenge porn

Si definisce “revenge porn (dall’inglese revenge, vendetta) la condivisione di materiale pornografico, in immagini o video, attraverso la rete, con sistemi di messaggistica istantanea, i social network, senza il consenso della persona ritratta ed allo scopo di nuocerle, umiliarla o ricattarla. Particolarità di questo tipo di immagini e video è che gli stessi sono girati con il consenso della persona ritratta, ad esempio all’interno di coppie, nell’ambito di momenti intimi consensuali. A essere non consensuale, dunque, non è la realizzazione del materiale pornografico, ma la sua successiva diffusione.

Riabilitazione, recente sentenza della Cassazione

Con sentenza n. 2095 del 12 dicembre 2023-17 gennaio 2024, la prima sezione penale della Corte di Cassazione ha affermato che l’istituto della riabilitazione, così come prefigurato dall’art. 179 c.p., si caratterizza rispetto alle cause di estinzione del reato o della pena per un connotato di efficacia generale e residuale, in quanto è astrattamente idoneo a estinguere anche tutti gli effetti della condanna per cui lo stesso è intervenuto.

L’istituto riabilitativo, infatti, mira alla reintegrazione del condannato nella capacità giuridica rimasta menomata, conseguita mediante l’estinzione delle pene accessorie e degli altri effetti penali derivanti dalla condanna dell’imputato. Ne consegue che la riabilitazione è ammissibile tutte le volte in cui il condannato abbia mostrato di essersi ravveduto, serbando buona condotta e astenendosi dal compiere ulteriori atti riprovevoli, non essendo, invece, necessario che ponga in essere comportamenti positivi di valore morale.

Condizioni per ottenere o perdere la Riabilitazione

La riabilitazione è un diritto concesso quando sono trascorsi almeno 3 anni dal giorno in cui la pena principale è stata espiata, o in qualche modo estinta (anche in caso di sospensione condizionale della pena valgono gli stessi termini). Per i recidivi, la riabilitazione è concessa dopo almeno 8 anni.

La riabilitazione non è concessa a chi è stato sottoposto ad una misura di sicurezza e questa non sia stata revocata, oppure a chi non ha adempiuto agli obblighi civili derivanti dal reato (tranne se dimostra di non essere nelle condizioni di rispettarli).

La riabilitazione è revocata di diritto se la persona che l’ha avuta commette, nei 7 anni successivi all’ottenimento, un reato doloso per il quale riporti una condanna pari o superiore a 2 anni.

Furto identità digitale

I criminali informatici, attraverso attacchi cyber (specialmente ransomware e phishing) o tecniche di social engineering sottraggono informazioni sensibili agli utenti, come password, numeri di telefono, Codici Fiscali, numeri di Carte di Identità o carte di credito che vengono poi riutilizzate. Attraverso queste informazioni, infatti, gli autori del crimine possono per esempio effettuare acquisti online, avere accesso a informazioni sanitarie o finanziarie, accendere mutui, richiedere finanziamenti, intraprendere azioni legali a nome delle vittime, compiendo molto spesso reati.

Le modalità con cui questi attacchi e/o furti avvengono sono diverse ma raramente implicano passaggi singoli: al malintenzionato è sufficiente avere, per esempio pochi dati, come quelli di accesso alla mail, da usare successivamente per ottenere le password di tutti i servizi per cui l’indirizzo e-mail è stato inserito come metodo di recupero della chiave di sicurezza; un altro esempio è quello della SIM dei cellulari: se si attiva un numero di telefono a nome di qualcuno a cui si è stata rubata l’identità, quel numero può essere utilizzato in un secondo momento per registrarsi a tutti i servizi che lo usano come fattore di autenticazione.

Il furto d’identità integra il reato di frode informatica ex art 640 ter c.p..e prevede la reclusione da 6 mesi a 3 anni e la multa da euro 51,00 a euro 1.032,00.