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Elenco nuovi comuni di frontiera: le agevolazioni

Normativa sui Comuni di frontiera

La definizione e le regole relative ai comuni di frontiera in Italia sono stabilite da leggi e decreti specifici. Come riportato dalla fonte La Lente pubblica l’ultima normativa di riferimento è il Decreto-Legge 9 agosto 2024, n. 113, convertito in Legge 7 ottobre 2024, n. 143, che ha aggiornato l’elenco dei comuni di frontiera e ha previsto misure specifiche per i lavoratori frontalieri e le amministrazioni locali.

Agevolazioni e Regole Specifiche

  1. Regime fiscale per i lavoratori frontalieri:
    • I residenti nei comuni di frontiera che lavorano in uno Stato confinante (come la Svizzera) sono soggetti a regole fiscali particolari. In genere, pagano le tasse nel Paese dove lavorano, ma possono beneficiare di deduzioni o esenzioni fiscali parziali in Italia.
    • Alcuni accordi bilaterali, come quello tra Italia e Svizzera, regolano la doppia imposizione fiscale per evitare che i lavoratori paghino le tasse due volte.
  2. Compensazioni finanziarie ai Comuni:
    • I comuni di frontiera ricevono compensazioni dallo Stato o dagli Stati confinanti per la presenza di lavoratori frontalieri. Ad esempio, la Svizzera versa una quota delle imposte trattenute sui lavoratori italiani ai comuni di residenza di questi lavoratori.
    • Questi fondi vengono utilizzati per finanziare servizi locali, infrastrutture e iniziative sociali.
  3. Agevolazioni per le imprese e incentivi economici:
    • In alcuni casi, le imprese che operano nei comuni di frontiera possono beneficiare di incentivi fiscali o di contributi per favorire lo sviluppo economico locale, riducendo così il divario competitivo con le aziende dei Paesi confinanti.
    • Sono previste anche agevolazioni per l’occupazione locale, con contributi o sgravi per le aziende che assumono residenti dei comuni di frontiera.
  4. Mobilità e trasporti:
    • I comuni di frontiera possono beneficiare di fondi per migliorare la mobilità transfrontaliera, come il potenziamento dei trasporti pubblici e delle infrastrutture stradali per facilitare il flusso di lavoratori e merci.
    • Alcuni progetti europei di cooperazione transfrontaliera, come Interreg, finanziano iniziative congiunte tra comuni italiani e quelli dei Paesi confinanti.
  5. Accesso a fondi europei e progetti di cooperazione:
    • I comuni di frontiera partecipano frequentemente a programmi europei destinati alle regioni di confine. Questi programmi favoriscono la cooperazione economica, culturale e ambientale tra i territori di confine.
    • I finanziamenti possono riguardare anche progetti di sostenibilità ambientale, innovazione tecnologica e sviluppo rurale.
Nuovi Comuni frontalieri. Accordo Italia-Svizzera Blog

Nuovi Comuni frontalieri. Accordo Italia-Svizzera

Come riportato dal giornale Ticino Online l’accordo tra Svizzera e Italia relativo alla tassazione dei frontalieri entrato in vigore lo scorso 17 luglio, prevede ora due tipologie di lavoratori: il cosiddetto “vecchio frontaliere”, ovvero chi già lavorava nella Confederazione Elvetica nel periodo compreso tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023, e il “nuovo frontaliere”, ossia colui che ha a iniziato l’attività lavorativa dal 18 luglio 2023 in poi.

La differenza sostanziale tra le due tipologie di lavoratori frontalieri in termini di imposizione fiscale è che i “vecchi” continueranno a pagare solo in Svizzera l’imposta alla fonte del 100% mentre i “nuovi” dovranno pagare nella Confederazione un’imposta alla fonte limitata all’80% e dovranno poi pagare l’IRPEF in Italia secondo le aliquote ordinarie con detrazione per quanto già pagato in Svizzera. 

Una regola transitoria presente del nuovo accordo stabilisce poi che i Cantoni Vallese, Ticino e Grigioni continueranno a versare, come hanno fatto fino ad ora, ai comuni di confine i “ristorni” (una compensazione finanziaria pari al 40 % dell’imposta alla fonte prelevata in Svizzera). 

Le liste, vecchie e nuove, dei comuni di confine

Sin qui, tutto è relativamente chiaro. Salvo che il precedente accordo italo-svizzero, risalente al 1974, non prevedeva un elenco riconosciuto in maniera ufficiale di quali fossero questi comuni di confine. Tanto che, Vallese, Ticino e Grigioni, unilateralmente, avevano redatto un loro elenco composto dai municipi italiani che si trovano entro i 20 chilometri dalle dogane. 

Nell’ambito del nuovo accordo sull’imposizione dei frontalieri è stata però sottoscritta bilateralmente una nuova lista dei comuni considerati di confine. E da qui sono iniziati a sorgere dei dubbi

Per esempio: nel vecchio elenco Saronno non era considerato comune di confine, mentre nel nuovo è presente nella nuova lista. L’interpretazione del Canton Ticino, secondo quanto riferito dal sindacato OCST, è che un lavoratore frontaliere che è sempre stato residente a Saronno è considerato “nuovo frontaliere”, in quanto questo comune non era presente nel precedente elenco dei comuni di confine ma lo è in quello nuovo. 

Per fare un altro esempio, un lavoratore frontaliere che è sempre stato residente a Como, quindi inquadrabile come “vecchio frontaliere” che trasferisce la residenza a Saronno resta “vecchio frontaliere”, proprio perché Saronno, con l’entrata in vigore del nuovo accordo e la definizione del nuovo elenco dei comuni di confine è, appunto, un comune di confine. 

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Responsabilità penale Enti, per quali reati è prevista

Nella sua formulazione originaria, il Decreto 231 prevedeva la responsabilità per gli enti in reati quali l’indebita percezione di erogazioni, la truffa in danno dello Stato o di un Ente pubblico o per il conseguimento di erogazioni pubbliche, la frode informatica, la concussione e la corruzione.
Dal 2001 ad oggi, il Decreto 231 ha tuttavia numerose e significative modifiche, che hanno progressivamente e sensibilmente ampliato il catalogo dei reati-presupposto, dalla cui commissione può scaturire la responsabilità dell’ente. Alle fattispecie originarie di reato-presupposto sono stati aggiunti, negli anni successivi, tra gli altri i reati societari previsti nel Codice Civile (false comunicazioni sociali, il falso in prospetto, l’illegale ripartizione degli utili e delle riserve, le illecite operazioni sulle azioni o quote sociali o della società controllante, le operazioni in pregiudizio dei creditori, aggiotaggio);
il reato di terrorismo, riduzione in schiavitù, tratta di esseri umani, prostituzione e pornografia minorile, mutilazione di organi genitali femminili; reati colposi in tema di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro ed incolumità pubblica; i reati di riciclaggio e i reati informatici; i reati ambientali; i reati tributari

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I modelli Organizzativi ex L.231/2001

Con il Dlgs. 231/2001 il legislatore decise, una ventina di anni fa, di attribuire anche agli enti (persone giuridiche o anche enti privi di personalità giuridica, non pubblici) una responsabilità “amministrativa” a seguito del compimento di specifici reati ben individuati.

La ratio del legislatore è quella di punire penalmente nel caso di commissione di reato non solo il legale rappresentante dell’ente (che a volte può essere opportunamente individuato come “testa di legno”), ma anche la società che da tale reato può ottenerne un vantaggio economico importante

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Stalking


L’art. art. 612 bis del c.p., rubricato “Atti persecutori, punisce la condotta di “chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.”
Il delitto in commento costituisce un reato abituale, per la cui configurazione è richiesta la reiterazione delle condotte di minaccia o violenza almeno una volta, purché gli episodi siano collegati da un contesto unitario.
Le condotte sopra menzionate devono necessariamente causare almeno uno dei seguenti effetti alternativi:
– un perdurante e grave stato di ansia o paura nella vittima;
– un fondato timore per la propria incolumità o per quella di una persona a lei affettivamente legata;
la costrizione a modificare le proprie abitudini di vita

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Reato molestie: quando si configura

In base alla previsione codicistica, il reato di molestie è quello commesso da “chiunque in luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo”. La pena prevista è quella dell’arresto fino a sei mesi o dell’ammenda fino a 516 euro.

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Se il vicino di casa ti mette ansia è…

La Cassazione, con la sentenza n. 21006/2024, si è pronunciata sui rapporti tra il delitto di stalking e la contravvenzione di molestie

La Suprema Corte di Cassazione è di recente intervenuta con un’importante sentenza, con cui ha chiarito il rapporto tra le fattispecie di atti persecutori, ex art. art. 612 bis del c.p. e molestie, ex art. art. 660 del c.p.. Secondo i giudici di legittimità, infatti, il delitto di atti persecutori non può essere riqualificato in molestie qualora la condotta offensiva abbia determinato alterazioni nella vita della persona offesa.

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Violenza domestica e violenza di genere

Il legislatore negli ultimi tempi ha posto massimo impegno nel contrasto alla “violenza di genere” e alla “violenza domestica”. 
L’espressione “violenza di genere” indica ogni forma di violenza (psicologica o fisica) che si manifesta per ragioni connesse all’orientamento sessuale di chi ne è vittima. Lo stesso termine comprende la cosiddetta “violenza contro le donne”, che riguarda più specificamente gli individui di sesso femminile. 
Per “violenza domestica” (dal latino domus, cioè “casa”) intendiamo invece la violenza che si consuma all’interno dello stesso “nucleo familiare”.

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I modelli Organizzativi aziendali ex Legge 231/2001

Con il Dlgs. 231/2001 il legislatore decise, una ventina di anni fa, di attribuire anche agli enti (persone giuridiche o anche enti privi di personalità giuridica, non pubblici) una responsabilità “amministrativa” a seguito del compimento di specifici reati ben individuati.

La ratio del legislatore è quella di punire penalmente nel caso di commissione di reato non solo il legale rappresentante dell’ente (che a volte può essere opportunamente individuato come “testa di legno”), ma anche la società che da tale reato può ottenerne un vantaggio economico importante.

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Cassazione: il caporalato non trova applicazione in caso di…

Con la sentenza n. 43662 del 28.11.2024, la Cassazione penale afferma che il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, di cui all’art. 603 bis c.p., non può trovare applicazione ai settori che utilizzano prestazioni di lavoro intellettuale.

La Cassazione – ribaltando l’impugnata pronuncia di merito – rileva, preliminarmente, che l’art. 603 bis c.p. non può essere applicato a categorie di lavoro che avvalendosi di prestazioni intellettuali, esulano in radice dalla categoria dei lavori manuali, siano essi in ambito agricolo, artigianale o industriale.

Per la sentenza, infatti, la norma si riferisce al reclutamento o all’utilizzazione di ‘manodopera’, termine legato non solo al carattere manuale dell’attività, ma anche alla prestazione di lavoro privo di qualificazione.